Materiali per l'incontro La storia dal basso origini, metodi e sviluppi di un originale sguardo sulla ricerca storica
Libro
Il piantagrane: storia di Benjamin Lay
Rediker
Cartaceo 17,10 €
ven 17 ott 2025
Di seguito gli abstract degli interventi previsti per l'incontro La storia dal basso origini, metodi e sviluppi di un originale sguardo sulla ricerca storica:
A proposito di storia dal basso
di Marcus Rediker
«Storia dal basso», come tutti sanno, è uno dei modi con cui approcciarsi allo studio del passato, è quella storia che parla delle persone che hanno costruito il mondo in cui viviamo, quelle stesse persone che per secoli sono state escluse dalle narrazioni fatte dall’alto verso il basso dalle élite. Nella storia dal basso, tutti vengono inclusi, tutti contano.
Partendo da queste considerazioni possiamo a mio avviso identificare sei elementi essenziali della storia dal basso. Primo, il progetto considera i lavoratori come soggetti primari di studio. Secondo, la storia dal basso si concentra su potere, oppressione e resistenza, vale a dire che la storia dal basso è sempre in relazione con la storia fatta dell’alto. Terzo e quarto, la storia dal basso cerca di comprendere l'esperienza e la coscienza di sé della classe lavoratrice: quali sono le difficoltà che attraversano, come pensano e perché decidono di agire nel loro ambito sociale. Quinto, gli storici dal basso cercano sempre di recuperare le voci dei soggetti che studiano, di lasciarli parlare per loro stessi quando e dove possibile. Sesto e ultimo punto, la storia dal basso vede i lavoratori non solo come soggetti, ma anche come artefici della storia.
Costruita, pazientemente e deliberatamente, nel corso di molti decenni la storia dal basso ha avuto e avrà sempre un flusso e un riflusso in relazione alla forza dei movimenti dal basso, riuscendo sopravvivere – e a volte anche a prosperare – durante periodi di relativa quiescenza e reazione. Gli studiosi e gli attivisti più giovani possono studiare questa tradizione di scrittura storica e utilizzarla per generare nuove visioni di possibilità politica. La storia dal basso mantiene viva la memoria delle lotte passate, dicendo a coloro che lottano per un futuro diverso: non siete soli. Le vostre lotte hanno una lunga storia, da cui potete trarre conoscenze pratiche e ispirazione.
Elogio dell'incertezza
di Carlo Greppi
Ogni ricerca deve fare i conti con vuoti della documentazione. Questo è particolarmente evidente quando si adotta la prospettiva della storia dal basso, dovendo ripercorrere le tracce di chi non ha avuto voce o ha dovuto lottare perché contemporanei e posteri la potessero sentire. Come fare? Come mostrare questo corpo a corpo con fonti esili o inesistenti? Come rendere evidente la natura di queste storie, spesso da strappare all’oblio con le unghie e con i denti?
Ogni segmento di ogni ricerca è potenzialmente materia per il nostro racconto: il ricercatore (investigador in castigliano) scandaglia, distilla, soppesa, cannibalizza quanto più possibile di ciò che esiste – dallo stato dell’arte in avanti –, citando e incorporandolo nel suo racconto. Una strategia a mio avviso efficace è infatti quella di giocare il più possibile a carte scoperte, portando nel testo – e non confinando in nota, o circumnavigando – le aporie, i dubbi, tutto ciò che illumina il nostro vagare attraverso l’incertezza. Perché, per dirla con Edgar Morin, la conoscenza – y compris quella storica – è “una navigazione in un oceano di incertezze attraverso arcipelaghi di certezze”. O, per riprendere un’immagine scelta da Marcus Rediker per definire la storia dal basso, l’esito del nostro lavoro è di norma “un mosaico di frammenti accuratamente assemblati”.
Ritengo che sia fondamentale mostrare senza remore il “dietro le quinte” del nostro mestiere, il percorso conoscitivo che ci permette un metaforico viaggio nel tempo, dando il giusto rilievo anche ai dilemmi – metodologici, etici – che ci assillano mentre cerchiamo di restituire un brandello di passato ricostruito attraverso le tracce che siamo riusciti a scovare.
Archivi dal basso e storie collettive: pratiche di ricerca, scrittura e cura nella storia (iper)contemporanea
di Laboratorio Lapsus
L’intervento vuole proporre una riflessione sul lavoro di ricerca e narrazione storica condotto da Lapsus. La dimensione esperienziale e collettiva - tanto nella fase di ideazione quanto in quella di realizzazione - è al centro di un metodo che ibrida linguaggi e forme co-costruite con persone e comunità coinvolte. La storia dal basso, per Lapsus, è un processo di emersione: raccogliere ciò che ancora vive, ciò che non ha ancora sedimentato in memoria pubblica o da questa è esclusa. Vuol dire condividere competenze e mettersi al servizio di progetti collettivi - non solo il collettivo di ricerca storica, ma il collettivo di menti, storie e diverse necessità che concorrono - e prendersene cura. In questo “terzo tempo” della storia dal basso, declinata per Lapsus spesso come storia orale, la responsabilità non è solo verso le fonti ma verso le persone e i contesti. Partendo dall’esperienza concreta di progetti realizzati Moj Dom e We Hope, o di progetti in avvio Memorabilia San Siro, si esploreranno le tensioni tra autonomia e istituzionalizzazione, tra finanziamenti e libertà di ricerca, che oggi attraversano le pratiche di public history.
In un tempo in cui anche le istituzioni promuovono la partecipazione e il racconto “dal basso”, diventa cruciale interrogarsi su quali agende e quali contraddizioni attraversano queste pratiche, e come mantenere viva la dimensione critica e comunitaria.