Facendo tappa nei principali snodi della mobilità migrante e del controllo confinario europeo – Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Malta – un gruppo di ricercatori, in un racconto denso di incontri, scambi e riflessioni sulle forme della mobilità, restituisce uno sguardo radicalmente nuovo sulle migrazioni che attraversano il Mediterraneo, ricomponendo memorie e tracciando visioni di futuro oltre i confini mortiferi degli Stati-nazione.
a cura di Jacopo Anderlini ed Enrico Fravega
Migrazioni, sbarchi, motovedette libiche, "navi delle ong", "scafisti". La spettacolarizzazione dei confini che da anni viviamo nel nostro quotidiano offre solo una parte della storia. Le narrazioni dominanti nel campo politico e mediatico italiano rappresentano il Mediterraneo come uno spazio di separazione tra aree geograficamente e socialmente distanti, una barriera "naturale" che abissalmente divide realtà differenti. Al contrario, storicamente, il Mediterraneo è prima di tutto uno spazio di incontro, attraversamento e contaminazione tra soggetti diversi. Raccontandosi, il gruppo di ricercatori che compone l'equipaggio della Tanimar restituisce questa complessità dando voce e legittimità a tutti coloro che lo attraversano: migranti in transito, pescatori, marinai, guardacoste, funzionari delle forze dell'ordine e delle agenzie europee. Questo diario di bordo, che ripercorre venti giorni di navigazione, è un modo per ripensare la "frontiera d'acqua" del Mediterraneo, non come un confine rigido e immutabile tracciato sulla mappa ma come un confine poroso e cangiante, abitato da una pluralità di soggetti e costantemente rimesso in discussione dall'irriducibile spinta alla mobilità di chi parte in cerca di un futuro migliore. Un innovativo modo di intendere la sociologia come pratica pubblica per costruire e condividere saperi all'interno di uno spazio comune.