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Valacchi, Pezzica

Carte irrequiete. La memoria dei movimenti

copertina

Cartaceo 15,20 € E-book 6,99 €

Eludendo lo sguardo ordinatore dello Stato, si è affermata una moltitudine di archivi scomposti, fluttuanti e sempre in movimento che con il loro sguardo dal basso rappresentano un’archivistica in cui il metodo è più un’attitudine che un comandamento. Attraversati da dinamiche molto poco archivistiche che ignorano protocolli, titolari e fascicoli, questi archivi «anomali» sono i protagonisti di una liberazione di ampia portata capace di configurare una memoria veramente collettiva.

Storicamente, la «natura» dell’archivistica rimanda alla concezione gerarchica propria degli archivi di Stato, monoliti ammantati di rigore giurisprudenziale e modellati su esigenze di centralizzazione che hanno profondamente influenzato la dottrina e la prassi tradizionali. Tuttavia, a partire dalla seconda metà del Novecento è esplosa una varietà di forme archivistiche inedite e orizzontali che mettendo al centro gli individui e le comunità, a discapito delle istituzioni, hanno operato un ribaltamento di prospettiva rivoluzionario. E così, scorrazzando felicemente fuori da steccati disciplinari troppo rigidi e incapaci di contenerli, questi archivi liberati – non solo «dei movimenti sociali» ma anche «di comunità», «partecipati», «living archives» – hanno messo in discussione con le loro carte irrequiete l’idea stessa di un sistema archivistico governato dall’alto, giocando un ruolo decisivo nella costruzione di una memoria «altra». Un allargamento radicale dell’idea di archivio che senza rinunciare a un orizzonte disciplinare propone un’archivistica al passo con i tempi: trasversale, partecipativa, aperta al dialogo e immersa nella società.