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Bakunin, Pezzica

Viaggio in Italia

copertina

Cartaceo 15,20 € E-book 6,99 €

Lo Stato italiano è disastroso e disastrato. Si mantiene a stento solo schiacciando il paese sotto il peso delle imposte; e quel tanto di ricchezza che rimane a quest'ultimo, serve a foraggiare quella vasta congrega di persone «integerrime» dedite a depredare con sistematicità la povera Italia. Ed è questa casta che incarna il processo di unificazione e il galoppante centralismo statale, dato che questo centralismo significa grandi affari, grandi speculazioni e furti colossali.

Nelle sue vorticose peregrinazioni, ora per partecipare a un'insurrezione ora per sfuggire a un arresto, Bakunin soggiorna spesso in Italia, soprattutto negli anni Sessanta dell'Ottocento. Più che essere attratto dalle bellezze del paese, l'obiettivo che si propone è di incendiare l'immaginazione delle masse povere italiane per fondare una società di liberi ed eguali. Tra una cospirazione e l'altra si rivela però un acuto osservatore dei mali di un paese appena unificato e già afflitto da quei vizi con cui facciamo i conti ancora oggi: un meccanismo di prelievo fiscale tanto vessatorio quanto inefficace, l'uso personale del potere da parte degli amministratori della cosa pubblica, lo strapotere della burocrazia, il ruolo invasivo della Chiesa… Insomma, lo sguardo a volte indignato ma a volte divertito del rivoluzionario russo mette in luce un'Italia che non stentiamo affatto a riconoscere. Sembra quasi che lo Stato unitario si sia ripetuto uguale a sé stesso nel corso dei decenni, riproponendo nel tempo i tanti vizi e le scarse virtù che già Bakunin coglieva oltre centocinquant'anni fa.